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“Un Comitato per migliorare un’area industriale dalle grandi potenzialità”. Intervista alla Presidente Ombretta Sarassi

Ombretta Sarassi è il direttore generale della OPEM, player mondiale dell’impiantistica alimentare. L’azienda si è trasferita allo Spip nel 1984. Oggi dà lavoro a più di cento dipendenti.

L’abbiamo intervistata nelle vesti di Presidente del Comitato per la rigenerazione dell’area produttiva Nord della Città di Parma.

Perchè avete deciso di costituire un Comitato?

All’interno del Consorzio Spip da tempo ripetiamo sempre i soliti discorsi ma alla fine tutto rimane immobile. E ci si conosce poco tra di noi.

Qualche anno fa ho aderito all’associazione di imprenditori “Parma io ci sto” di cui in città sono visibili i risultati e il positivo dialogo con le Istituzioni. Ho ritenuto che quel modello potesse applicarsi anche a favore della nostra area industriale. Ho quindi contatto i miei colleghi dello Spip e abbiamo costituito il Comitato.

La pandemia, purtroppo, ha frenato le attività ma questo periodo è stato utile per maturare nuove idee. Grazie alla collaborazione dell’architetto Melli è stato elaborato un piano di sviluppo dell’area nell’ottica della sostenibilità, al quale è seguito uno più morbido dell’architetto Zanoletti. Dovremo essere in grado di coniugare la fattibilità del secondo con l’ambizione del primo.

A oggi hanno aderito al Comitato 36 aziende delle 163 insediate nello Spip. Puntiamo ad aumentare il numero degli iscritti (la quota di adesione annuale, pari a 1.000 euro, è poco più che simbolica) perchè una partecipazione crescente è il segnale della volontà di migliorare l’area.

Ombretta Sarassi

Cosa intendi per migliorare lo Spip?

Siamo già impegnati per lasciare un segno su strade, sistemazione delle aiuole, piantumazioni e pulizia, così da trasmettere il messaggio di un lavoro concreto. Poi le idee sono tante: un laboratorio a disposizione di tutte le imprese, un centro di servizi per i camion, vasche di raccolta delle acque meteoriche per impedire allagamenti che purtroppo ancora si verificano quando piove.

Poi vogliamo migliorare il rapporto con le Istituzioni per consentire che alcune aree, oggi indisponibili a causa di fallimenti di più di quindici anni fa, possano essere messe in vendita e permettere l’insediamento di alcuni imprenditori che ambirebbero farlo.

Oggi gli abbiamo affiancato il nome di Eco District, ma ricordiamoci sempre cosa significa SPIP: Società Parmense Insediamenti Produttivi. Dobbiamo dare forza a questa parola, avendo presenti la nostra storia e l’obiettivo originario dell’area.

Il futuro?

Abbiamo incontrato alcuni rappresentanti delle Istituzioni nazionali ed europee con i quali abbiamo ragionato di ricercare finanziamenti, anche a fondo perduto. Ci avvarremo di un consulente in grado di raccogliere queste idee e realizzare un progetto da proporre come area industriale da riqualificare nell’ottica della sostenibilità. Potranno nascere piste ciclabili, un asilo aziendale, presidi sanitario e metronotte, un’edicola, la sede del Comitato.

Abbiamo sollecitato l’Amministrazione comunale per l’installazione di telecamere e questo sarà già un risultato.

E poi c’è il magazine?

Sì, un magazine dello Spip che ci costringa comunicare e ci dia feedback. Da questa rivista dovrà trasparire che qui si lavora, che qui c’è un’area industriale dalle grandi potenzialità. Sarà uno strumento utile agli imprenditori, ai loro dipendenti e alla città perchè essa cominci a vedere lo Spip e a farlo con occhi nuovi.

Andrea Marsiletti

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