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Il sindaco Guerra: “Fare dello Spip un eco-distretto non è un sogno, può essere realtà”

Cosa significa per lei rapporto pubblico-privato nella gestione di alcuni progetti o servizi pubblici?

Com’è noto credo da sempre molto nella collaborazione tra il pubblico e il privato. Una città vive e funziona se il dialogo tra queste dimensioni è leale, costruttivo, rispettoso e vocato a una condivisione di progetti strategici e all’ottimizzazione e all’efficientamento dei servizi. Co-progettazione, una parola che si è usata molto in città durante l’ultima campagna elettorale, significa confronto aperto con tutti gli attori – dalle imprese alle associazioni di categoria, dall’ampio mondo del terzo settore alle rappresentanze dei cittadini – con l’obiettivo che le forze e le risorse messe in campo accrescano il benessere pubblico.

Questa amministrazione garantisce massima apertura e trasparenza da questo punto di vista.

Come il Comune di Parma può supportare le aziende del suo territorio?

Le aziende di un territorio prosperano se quel territorio sa essere attrattivo e competitivo e soprattutto se sa garantire uno stato sociale e servizi all’altezza. Ogni settore del Comune deve lavorare con la consapevolezza di contribuire alla creazione di uno sviluppo socio-economico che impatti positivamente sulla quotidianità dei nostri cittadini.

Naturalmente le aziende hanno soprattutto bisogno di tempestività e assistenza in ambiti come quelli delle attività economiche, della mobilità, dell’urbanistica o della mobilità (penso, per fare un esempio, al progetto “Bike to Work”, di recente preso a modello nazionale dal TG1), ma Parma ha la fortuna di avere un tessuto imprenditoriale sensibile ai temi della formazione, della cultura e delle politiche giovanili e ciò moltiplica i tavoli attorno ai quali possiamo progettare una città migliore.

Che tipo di collaborazione pensa di instaurare col Comitato per la riqualificazione dello Spip?

La collaborazione con il Comitato per la riqualificazione dello SPIP si muove sulle linee tracciate nelle risposte precedenti e ha già avuto momenti importanti di confronto che fino ad ora hanno visto protagonisti soprattutto gli assessori Borghi, De Vanna e Vernizzi. Sono molto felice di sapere che in questi primi mesi c’è soddisfazione per come è stato impostato il lavoro perché ritengo che la disponibilità e la volontà progettuale rappresentataci da molte aziende di SPIP e in modo particolare da Ombretta Binacchi Sarassi, motore di questa vitalità, sia un’occasione preziosa che l’Amministrazione deve raccogliere prontamente.

Fare dello Spip un eco-distretto è un sogno o può diventare una realtà?

L’idea di un eco-distretto allo SPIP è un’idea estremamente ambiziosa, come tutte le idee buone e innovative. Non è un sogno, può essere realtà, soprattutto perché incrocia l’attenzione ai temi di cura dell’ambiente e della sostenibilità su cui la nostra Amministrazione ha assunto impegni specifici nelle linee programmatiche di mandato e nel DUP. SPIP è uno spazio dal grande rilievo economico e sociale, ma ha bisogno di essere ripensato come un vero “parco industriale”, entro un ecosistema di relazioni che riequilibri la vocazione produttiva dall’area ai temi del welfare di chi la vive quotidianamente e dei servizi che si devono implementare in quel comparto.

Lei è anche il coordinatore dello CSAC che si trova lungo il confine dello Spip, all’interno della bellissima abbazia Valserena. Quali progetti per il futuro di questa realtà culturale?

Ovviamente mi sono dovuto dimettere da CSAC, trovandomi in aspettativa dall’Università nel tempo del mandato da sindaco, ma l’Abbazia di Valserena, che ospita questo archivio del Novecento unico in Europa e che si vede da molte finestre e tetti delle aziende SPIP, è un elemento storico-archiettonico il cui collegamento con SPIP ci dice in maniera chiara che bellezza e creatività devono entrare a far parte di questa riqualificazione. Ora, SPIP è un acronimo che è entrato da tempo nel modo di parlare dei parmigiani, ma pensate a quanto sarebbe più bello chiamare quell’area “Parco industriale Valserena”. Porterebbe già in sé l’idea dell’eco-distretto e, seppure nella diversità dei valori formali, rimanderebbe a quelle fucine di operosità e lavoro che sono state le abbazie cistercensi. Inoltre, tra le altre cose, CSAC è nato, nella rivoluzionaria prospettiva di lettura delle arti di Carlo Quintavalle, come spazio di incontro tra arte, comunicazione, progetto e produzione.

Andrea Marsiletti

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